Giovanile> Sora, Polselli: “Sono ancora quel muro a Vujevic”

Carla De caris –
Responsabile Uff. Stampa Globo Banca Popolare del Frusinate Sora    

Continua il viaggio tra le eccellenze pallavolistiche del nostro territorio attualmente in vetrina tra le fila della Globo Banca Popolare del Frusinate Sora. Dopo la conoscenza di Leonardo Iannarilli, è ora la volta di Pierpaolo Polselli. Il giovane arcese classe ’93 è arrivato a Sora due anni fa direttamente da Aquino dove, assieme al suo attuale compagno Andrea Vizzaccaro e allenato dal papà Fernando Vizzaccaro,  disputava il campionato under 18. Ad Aquino Polselli era in prestito, la sua società di appartenenza è quella del Castelliri dove è cresciuto sportivamente attraverso i vari campionati Under 16, 18 e di prima divisione. Nel 2009, appena arrivato a Sora, il sedicenne Pierpaolo è entrato subito a far parte del gruppo di coach Cortese e ancora oggi va ad allenarsi a Sora con l’autobus o con il treno se deve raggiungere il palazzetto di Frosinone; un’ora e mezza di viaggio che con spirito di sacrificio è molto contento di fare.
Pierpaolo, per gli amici Pols, all’inizio di questo anno sportivo si è trovato su uno di quei treni che si dice passino una sola volta nella vita, senza neanche aver deciso, o per lo meno pensato, se salirci o meno. Questo treno si chiama Globo Banca Popolare del Frusinate Sora e il conducente, coach Alberto Gatto, assieme al macchinista Alberico Vitullo, ha deciso che quello era il viaggio giusto che Pols doveva intraprendere.
“Era la fine di un allenamento e io come sempre, facevo stretching. I miei due coach, Cortese e Colucci, mi hanno chiamato, mi hanno guardato negli occhi e mi hanno detto a bruciapelo – sei convocato con la serie A e domani devi giocare contro la nazionale Algerina -. Era il 5 ottobre e purtroppo Sora cominciava ad avere problemi di infermeria con Costantino e Pavan indisponibili”.
Quindi, senza mai neanche fare un allenamento con la prima squadra, sei andato direttamente dritto a disputare il tuo primo incontro?
“Si, è andata così! Quando sono arrivato al palazzetto di Frosinone, dopo l’emozione di ricevere e indossare la maglia ufficiale della serie A con sopra stampato il mio nome, coach Gatto si è avvicinato e mi ha detto – scaldati bene che devi giocare -. Io pensavo di andare li e gustarmi l’amichevole dalla panchina e invece subito in campo! Nelle prime fasi del riscaldamento ero abbastanza agitato e il mio cervello sembrava un frullatore che continuava a far girare pensieri e immagini su quanto potesse accadere, ma poi i miei nuovi e sconosciuti compagni mi hanno tranquillizzato e fatto sentire subito uno di loro”.
La partita ha inizio e allo starting six lo speaker annuncia la coppia di centrali Polselli-Polidori:
“il gioco era diverso, veloce, ma ero felicissimo: la mia prima volta in serie A e da titolare! Passata l’emozione del “debutto” ho cominciato a guardare bene e a realizzare chi avevo di fronte. Dall’altra parte della rete c’era la nazionale algerina, ragazzoni grossi che saltavano come cavalli e questo sinceramente mi agitava un pochettino ma non potevo lasciarmi sopraffare da questi dati oggettivi, così ho riposto tutti i miei pensieri e ho giocato la mia partita. Il momento più bello è stato quando ho fatto il mio primo punto: un ace sul libero, e chi se lo dimentica più! Il capitano, super Mario Scappaticcio è venuto ad abbracciarmi e impresse nella mia mente ho le grandi feste che mi hanno fatto Carla De Caris e Francesco Oleni. Al termine della gara anche coach Gatto ha avuto gesti di riconoscimento per me convocandomi poi per gli allenamenti dei giorni seguenti e per il Memorial Nonno Gino che si sarebbe giocato di li a poco”.
Il giovane Pierpaolo Polselli si è comportato benissimo al fianco della prima squadra nel giorno del suo esordio e si è ben ripetuto anche nel giorno del Memorial, triangolare che ha visto Sora incontrarsi con la nazionale del Qatar e l’Andreoli Latina.
“La mattina dell’8 ottobre, nella mia seconda partita con la maglia della serie A, ho affrontato di nuovo una nazionale, sta volta era quella del Qatar. In questa gara ho fatto il mio primo punto in attacco ma la mia realizzazione più bella, quella che più mi ha fatto volare in alto è stata contro l’Andeoli Latina. Il primo punto per Sora, nel primo set, l’ho fatto io e pensate, a muro contro Vujevic! E come mi hanno detto poi i miei compagni dell’Under 18 “so soddisfazioni queste è!!!”. Scappaticcio è venuto subito a festeggiarmi, incoraggiandomi tanto e anche gli altri compagni mi hanno abbracciato dicendomi – bella Pols! -”.
Non c’è davvero che dire su questo ragazzo che all’improvviso si è ritrovato in una realtà più grande della sua dove ha saputo districarsi egregiamente, se non che è stato davvero un bel modo per festeggiare il suo diciassettesimo compleanno che tra l’altro cade nello stesso giorno di quello di Andrea Anastasi, l’allora coach della nazionale italiana impegnata proprio in quei giorni nei Mondiali di Roma.  
“Per due mesi mi sono allenato sotto le direttive di mister Gatto e assieme a questo gruppo fantastico, ed è arrivata anche l’esperienza che tutti i ragazzi, che sognano come me di diventare pallavolisti professionisti, aspettano anche per tutta la vita: la convocazione in una gara di campionato. Il primo match del calendario della serie A2 prevedeva Carige Genova vs Globo BPF Sora. Partenza in pullman, tante ore di viaggio trascorse con l’mp3 nelle orecchie ma con gli occhi e la mente aperti a registrare tutto quello che accadeva intorno a me, e l’arrivo nell’hotel dove sono stato sistemato dal team manager, Adi Lami, in camera con Marco Pavan e Salvatore Roberti. La mattina della domenica una buona colazione, la prova campo, il video, il pranzo, il riposino, la merenda e finalmente la partita. Non ho giocato perché fortunatamente Pavan aveva risolto tutti i suoi problemi fisici ma l’emozione è stata fortissima, sicuramente però mai tanta quanto quella della domenica successiva al palasport di Frosinone: la prima partita in casa. Tanta gente che faceva il tifo sugli spalti dove alla fine avrei dovuto esserci anche io… tutti quegli occhi che mi guardavano felici e mi incoraggiavano ma che comunque sentivo pesanti su di me, e poi il mio primo striscione, tutto colorato…che emozione!!! A questa gara al palasport di Frosinone ne sono succedute tante altre l’ultima delle quali contro Isernia: un tie break vinto al cardiopalmo, uno di quei match che stando seduto in panchina soffri di più di chi sta in campo”.
Dopo la gara di cartello del 21 novembre contro Isernia sei tornato nel tuo gruppo under 18, qual è stata la curiosità più grande che avevano i tuoi compagni?
“Ovviamente ho scrupolosamente raccontato tutto in ogni dettaglio cercando di trasmettere le emozioni che ho provato, ma quello che volevano sapere più di ogni altra cosa era – quanto tira forte Nathan? – e – quanto va veloce la palla di Mario?-. io ho fatto spesso riscaldamento con Roberts e la prima volta ero quasi in soggezione per quanto è forte. Comunque, è stata una esperienza unica e irripetibile, che è arrivata all’improvviso e si sa, le cose che succedono quando meno te le aspetti sono sempre le migliori! Auguro a tutti i miei compagni di vivere una situazione del genere e a tutti loro consiglio di non smettere mai di credere in quello che stanno facendo perché quando arriva l’omino che realizza il tuo sogno devi essere pronto. E io continuo a sperare che quest’anno mi convochino per fare la preparazione atletica con la prima squadra”.