Beach> Grand Slam Roma – Fuochi d’artificio … ma solo in campo.

Foto Fraioli

Marco Benedetti

La full immersion di beach volley mondiale purtroppo è terminata, per gli appassionati una sei giorni esaltante, ammirando l’espressione massima della disciplina. Ci si prende gusto, non si smetterebbe mai di vivere in mezzo a loro, apprezzare gli aspetti umani e tutti i gesti tecnici. Il quarto appuntamento mondiale all’insegna della sabbia al Foro Italico ci lascia qualche rammarico fondato, soprattutto in campo femminile. Marta Menegatti e Grata Cicolari hanno conquistato uno storico quarto posto nella Capitale, ma la vittoria finale agevole delle svizzere Kuhn-Zumkehr, dopo le sfide al cardiopalma con le due azzurre, dimostra che poteva essere l’occasione giusta per raggiungere l’obiettivo più prestigioso. Troppa tensione per le due italiane, nervosismo che certamente ha influito nei momenti critici quando serviva tranquillità e cinismo. E’ arrivata anche l’altra bella notizia che tutti si aspettavano, ma quanta paura fino all’ultimo momento: Nicolai e Lupo vanno a Londra, noi con loro sperando in soddisfazioni olimpiche. E qui terminano le belle notizie dell’edizione più anonima da quattro anni a questa parte. La qualità eccelsa (campioni del mondo, campioni olimpici, campioni europei, ecc.) dei protagonisti messa su un piatto d’argento dalla FIVB non corrisponde a quanto messo in piedi da “piacioni” a cinque cerchi in stretta collaborazione con “villa arzilla”. Promozione zero, area commerciale praticamente inesistente e lontanissima dalla zona delle operazioni, punti ristoro inavvicinabili per le casse esangui dei comuni mortali. In più la “pravda” pallavolistica ci distribuisce le solite perle propagandistiche di un afflusso inesistente, numeri distorti dal calore di “scipione” di origine africana che ha creato l’apparizione di veri e propri miraggi. Basti ricordare che dal martedì al venerdì il “centrale” è stato spostato al campo 4 dove la presenza dei soliti 300 affezionati era sufficiente a creare l’effetto “sold out”. Nemmeno la solita azione di precettazione degli organi territoriali ha sortito gli effetti sperati, tanti gli assenti che hanno preferito la contemporaneità nel fine settimana dello storico Torneo Salicone in terra umbra.
Per non parlare poi del malcontento di molti dei volontari, spremuti oltre ogni limite accettabile.
In quattro edizioni, l’ultima di gran lunga la più inconsistente, esempio ulteriore dell’esaurimento di energie al vertice, di mancanza di lavoro promozionale, di mancanza di idee. Di attività collaterali nemmeno l’ombra, segno che l’interazione e la collaborazione con la scuola ordinarie e le scuole di beach volley è solo sulla carta. E poi, a consuntivo, sarebbe ora di smetterla con le favole propagandistiche: al Foro Italico, togliendo atleti, tecnici, preparatori, arbitri e volontari,  7700 spettatori non si sono visti in sei giorni di gare.