Antonio Bassi, l’anima storica del Sales

Che L’USD SALES sia una società genuina e piena di umanità, lo si capisce anche solo gustando un caffè con il Direttore Sportivo ANTONIO BASSI………….

UN PIACEVOLE COLLOQUIO, INFORMALE E CONFIDENZIALE, DURANTE IL QUALE HO AVUTO CONTEZZA DI UNA REALTÀ AUTENTICA E FAMILIARE, NON COMUNE AL GIORNO D’OGGI.

Direttore, quando è stata fondata l’USD Sales?
L’Unione Sportiva Dilettantistica “SALES”, è nata nell’anno 1970 quale associazione sportiva dilettantistica, senza scopi di lucro, basata su principi di solidarietà, di aggregazione e di divertimento, ma anche come veicolo per impegnarsi, per gareggiare in attività sportive appassionanti come la pallavolo.

Quanto è importante, in una realtà così tecnologica come la nostra società, lo sport per un giovane?
Sono convinto del valore educativo e del contributo fondamentale che lo sport in generale ha durante la crescita dei nostri giovani.
Viviamo nell’epoca del “Selfie” un autoscatto di se stessi destinato ad essere condiviso sui propri profili virtuali come Facebook, Instagram e qualsiasi altro network di condivisione., nella quale i rapporti sono gestiti dai nostri ragazzi esclusivamente tramite, appunto, i social network. Ecco dunque l’importanza della pallavolo: rappresenta un canale privilegiato che permette loro di confrontarsi e di sentirsi utili per il gruppo. La richiesta di confronto e utilità si scontra però con la fretta di eccellere subito che mal si sposa con lo sport. Con il passare degli anni osservo come le dinamiche tipiche di uno sport, specialmente di gruppo, risultano di difficile gestione per i ragazzi.

Si legge sempre più spesso di una “educazione allo sport” che, avendo modelli come il mondo calcistico moderno, stia venendo sempre maggiormente a mancare. Questa visione rispecchia il suo giudizio?
L’obbiettivo che assieme ai miei collaboratori ci siamo posti è quello di fare del nostro gruppo sportivo un ambiente fortemente integrato nel tessuto sociale del quartiere dove da sempre operiamo. Ed è proprio per questo che amo definire la nostra pallavolo come la “pallavolo di quartiere”.
Il nostro impegno è rivolto anche a loro perché il fair play e il rispetto dell’avversario devono sempre prevalere, in netto contrasto con quanto avviene quasi ogni domenica nei nostri stadi. Personalmente seppur tifoso di calcio tendo a non prendere quest’ultimo come modello ispiratore.
Prima ha citato l’interessante concetto della “pallavolo di quartiere”. Cosa intende? Si tratta di un progetto realmente applicabile in una realtà come quella romana?
Oggettivamente è difficile ricreare a Roma quella coralità, quell’entusiasmo e quella disponibilità tipica del volontariato di paese. Andando a giocare in provincia o muovendosi in regione con le nostre squadre di punta, balza subito all’occhio l’attenzione che le varie amministrazioni comunali hanno nei confronti delle strutture sportive che in molti casi funge da vero e proprio polo di aggregazione.
Lo stesso occhio di riguardo non è quasi mai rivolto alle strutture scolastiche e palestre di Roma.
Più in generale, un gruppo sportivo dovrebbe servire da stimolo nei confronti dei vari comitati di quartiere in maniera tale da favorire la nascita di sinergie orientate al miglioramento degli spazi.
Da un punto di vista sportivo con il termine “pallavolo di quartiere” voglio prendere le distanze dalla pallavolo orientata al risultato. La scoperta delle giocatrici e dei giocatori di talento da coinvolgere nelle nostre prime squadre, deve partire dalle nostre squadre giovanili, questo è il mio principale obiettivo: il vivaio.

Ad inizio stagione, che tipo di mercato è stato effettuato per l’attuale campionato 2013/2014?”
Come settore pallavolo, riceviamo diverse offerte da parte di giocatori e giocatrici di tutte le età, che, anche da fuori del nostro territorio (se così si può dire,) hanno l’aspirazione e il sogno di poter arrivare nella nostra società.
Per quanto riguarda la squadra di punta, la serie “C”, non mi piace fare nomi, però siamo intervenuti dove pensavamo ce ne fosse bisogno: la squadra non è stata stravolta e sono stati inseriti elementi da “fuori” con età media che fosse la più bassa possibile

La sua società è da tempo presente nel panorama regionale. Ma dove può arrivare realmente questa pallavolo Romana? Esiste il rischio che si creino enormi monopoli e che le realtà di quartiere svaniscano?
Da qualche anno a questa parte assistiamo alla nascita di pool di società, sodalizi che si fregiano del c.d. “Marchio di Qualità” che, spesse volte per motivi prettamente economici, decidono di condividere risorse, atlete e spazi. Dietro studiate campagne di marketing, procedono al reclutamento di atleti e all’incetta degli “spazi- palestra”, non ponendo la dovuta attenzione a chi già opera sul quel territorio, forti del loro potere prevaricante derivatogli, appunto, dall’uso “improprio” di quel riconoscimento della Federazione.
Il senso di appartenenza , il fair-play, l’educazione , avere quella differenza di atteggiamenti di modi , un elite dello SPORT queste sono le caratteristiche che quando ero giovane mi hanno fatto innamorare di questa disciplina.
Ritengo che le società di volley debbano suscitare queste caratteristiche all’interno dei loro club; forse non tutti i ragazzi saranno predisposti a questi sacrifici comportamentali, ma sentirsi diversi fa si che il nostro sport ritorni ad avere quel ruolo educativo anche nella società civile, dove avere le caratteristiche di cui sopra possano costituire elementi di base per la creazione di professionisti anche nella vita di tutti i giorni.
La pallavolo a Roma è destinata a crescere nel momento in cui l’attenzione verso l’educazione sportiva dei giovani tornerà a prevalere rispetto alla conquista di un titolo giovanile.
Un sogno nel cassetto … un progetto che le sta a cuore …… ”
Come le ho illustrato all’inizio della nostra chiacchierata, l’U.S.D. Sales nasce come un’associazione dilettantistica basata su principi di solidarietà e di aggregazione sociale.
Ed è, appunto, in questo ambito di sensibilità sociale che sto adoperandomi, unitamente ai miei Dirigenti, per la realizzazione di corsi di “Sitting Volley”, uno sport derivato dalla pallavolo e inventato nei Paesi Bassi nel 1957 come sport adattato per la pratica sportiva delle persone diversamente abili.
Una disciplina considerata “open”, che da poco tempo ha iniziato a diffondersi in Italia, a seguito della buona visibilità fornita durante le ultime Paraolimpiadi di Londra con le trasmissioni televisive di alcune gare e che, nel maggio dell’anno 2013, ha finalmente trovato giusto riconoscimento con un accordo del tra la Federazione Italiana Pallavolo e il Comitato Italiano Paraolimpico.

I suoi atleti, vedono in “Tony Bassi” un esempio da emulare, un Istrione…
Cosa ne pensa?
Mi affeziono e parlo indistintamente con ciascuno di loro, anche dei loro problemi adolescenziali.
Talvolta unisco ai duri allenamenti, momenti di ilarità e di scherzose battute, ma non troppo …. d’altra parte sono sempre il loro Coach !!!!………..

Francesco MARRA
(PH Nicola Piscitelli)
Ufficio Stampa