Serie B maschile, si apre il dibattito sul futuro

Riceviamo e pubblichiamo lettera firmata. Si apre la stagione della riforma della serie B maschile e questa lettera riassume perfettamente gli stati d’animo odierni comuni a tante Società. Tante le domande in attesa di risposta, speriamo che le soluzioni siano ad esclusivo vantaggio dei sodalizi.
M.B.

Ieri ho detto alla mia squadra, ai miei compagni di squadra, e in qualche modo a tutti quelli che hanno indossato la nostra maglia, che l’anno prossimo…non ci sarà una maglia da continuare ad indossare.
Ieri ho detto ai nostri tifosi, ai nostri sostenitori, alla nostra comunità, che il sabato non ci sarà più la partita, quelle due ore per tifare, soffrire, gioire, ma soprattutto stare insieme al palazzetto come è stato negli ultimi dieci anni. Dieci anni bellissimi, di gioie infinite per una piccola realtà come la nostra, ma che nel tempo è riuscita, col cuore, a scalare i gradini che portano dalla Serie D, giocata su un campo di asfalto, alla Serie B, ora la terza serie nazionale dopo la riforma FIPAV.
Non voglio parlare della riforma, non so se sia giusta o sbagliata: quello che so è che, ad oggi, 17 maggio, non c’e’ nessuna comunicazione ufficiale da parte della FIPAV, Nazionale o Regionale, relativamente alle modalità ma soprattutto ai costi del prossimo campionato di Serie B. Nessuna.
Nessuna condivisione con le Società, ma solo tanto spavento: i costi, si dice, saranno equiparati ai costi della Serie B1. Le tasse gara saranno quindi aumentate, la tassa di iscrizione sarà aumentata, le trasferte disagiate…resteranno tali senza alcun contributo. I gironi…si vedrà! Gli allenatori, pare, dovranno avere il 3° grado, con conseguente nuovo “incasso” (pare 1.600 euro!) per la FIPAV.
Ad oggi, il panorama più generale è questo. Fare sport è da eroi. Sport è sociale, si dice spesso in contesti di politica e politica-sportiva. Ma il sociale, alla fine, lo fanno, ormai sempre più sole, le Società sportive. Che oggi, più che mai, non trovano nelle amministrazioni prima, negli sponsor poi ed, infine, nella Federazione, il sostegno di cui necessitano. Parliamo di Società Dilettantistiche, è bene ricordarlo. Termine terribilmente romantico se abbinato all’idea di cosa avviene, poi, quando la passione di pochi si trasmette, come un virus, in molti, moltissimi che, quel famoso sabato, non vedono l’ora di essere presenti per dare il cinque ai giocatori che arrivano, montare la rete, fare da segnapunti, ritrovarsi lì con la polo della loro squadra del cuore e, alla fine, commentare una vittoria, o una sconfitta, ma comunque felici di aver vissuto il loro solito, bellissimo sabato al palazzetto.
Ma l’anno prossimo tutto questo non sarà possibile. Per un solo, ma fondamentale motivo. Che è quanto di più lontano dal romanticismo, dal dilettantismo, da quello che per tutti noi significa pallavolo: i soldi.
So bene che spesso quando non si vince sul campo, si cerca l’alibi negli errori dell’arbitro, piuttosto che in quelli dell’allenatore. E quando si decide di non iscriversi, la colpa è sempre della Federazione, delle Amministrazioni sempre più lontane e assenti.
Ma, tant’è: oggi, 17 maggio, conti alla mano basati su mere supposizioni (che non si sa ancora per quanto resteranno tali) i costi presunti, anziché andare incontro alle Società, come paventato all’inizio delle discussioni sulla riforma, vanno nella direzione terribilmente opposta. E questo spaventa, ovviamente. E allora, meglio lasciare stare subito, per correttezza in primis nei confronti di giocatori e allenatore, liberi di trovare subito altra sistemazione piuttosto che arrivare a luglio e scoprire di essere senza squadra.
Mentre vi scrivo, i miei compagni di squadra mi dicono che vogliono comunque provarci per restare insieme, ognuno vuole trovare uno sponsor per continuare l’attività.
Questo lo aggiungo perché, spesso, quando ci ritroviamo a parlare con dirigenti di federazioni, qualsiasi esse siano, si amano definirsi: “Uomini di campo”. Termine che riempie molto bene la bocca… ma non ci provate: gli uomini di campo, siamo noi, quelli del sabato al palazzetto. E il campo, ora, resta vuoto. Volete giocare voi, visto che…siete di campo?

Simone De Stefanis