Punzecchiature> Il grande mito del Dirotecnicus

Viveva, or non è molto, in una terra italica, che non voglio ricordare come si chiami, un hidalgo di quelli che hanno palloni nella sacca, video manga giapponesi, ed uno zoo di creature di varia natura al seguito.
Toccava i cinquant’anni; asciutto di corpo, e di viso; si alzava di buon mattino, ed era amico della caccia ai casi senza speranza.
Gonfiati i palloni, fatto del tablet nipponico uno strumento didattico, dato il nome ad ogni creatura animalesca e confermato il proprio, si persuase che non gli mancava altro se non un’atleta di cui potersi vantare. Un cavaliere errante senza un miracolo tecnico è come un albero spoglio di fronde e privo di frutti, è come un corpo senz’anima, andava dicendo a sé stesso.
La missione consisteva nella ricerca di impianti a vento, castelli di aggregazione infantile con regnanti sensibili alle belle figure retoriche, ai concetti ridondanti, alle affabulazioni tecniche, e, a dire il vero, c’era solo l’imbarazzo della scelta. Ma non tutti i castelli erano uguali, l’occhio attento doveva scartare a priori quelli troppo scrostati e segnati dal tempo; l’oggetto dei desideri si trovava là dove si appalesava un nuovo magnate, assetato di gloria e di affascinanti “progettum”.
Era proprio in quei luoghi che il miracolo avveniva, il cavaliere pifferaio magico riusciva a radicarsi ed a produrre i suoi effluvi; a pagarne le conseguenze i vecchi istitutori, colti da rabbia e pazzia fino al definitivo esilio. Sorte non migliore anche per tutti coloro che osavano eccepire, ragionare, confutare, proporre; il destino inevitabile erano le segrete punitive, indipendentemente dai loro talenti. Per sopravvivere la testa doveva essere china, il sorriso compiacente, fisso perennemente sul viso. Sorte leggermente migliore per coloro che potevano vantar ascendenze nobili, soprattutto se riferibili direttamente al mecenate di turno, astuzia indispensabile per ottenebrarne i sensi.
L’incanto, però, non sortiva gli stessi effetti fuori dal castello; il popolo, che con il proprio lavoro assicurava la prosperità, risultava insensibile alle affabulazioni e per questo il ponte levatoio veniva tenuto costantemente alzato, a protezione e difesa del mondo “incantato”. Una barriera alta, forte, ma non inespugnabile. E quando la disperazione arrivò al limite ecco che i muraglioni cedettero, rivelando un “incantesimo non incantato”.
La deportazione ai confini del regno per il cavaliere e tutto il suo caravanserraglio animalesco era la scelta umana popolare; per il Dirotecnicus l’inizio di un’altra affabulazione in un altro castello.

MB