Il bilancio del Presidente della Lega Pallavolo Serie A Massimo Righi sulla stagione, in procinto di concludersi. La gioia di Fabio Soli per la vittoria dello Scudetto con l’Itas Trentino e la soddisfazione mista a rammarico di Giampaolo Medei e della sua Cucine Lube Civitanova. Il vento di novità e le rinnovate ambizioni dell’Allianz Milano, fresca di pass per la prossima Challenge Cup. Il dispiacere per l’annata di Valsa Group Modena Modena e la valigia sul letto di Tommaso Rinaldi, in partenza per il Giappone. E poi il futuro di Aimone Alletti e il successo di Gruppo Consoli Sferc Brescia su Tinet Prata di Pordenone nella Finale Del Monte® Coppa Italia A2.
Si è conclusa con una ricca trentatreesima (e ultima) puntata la quinta stagione di After Hours – La SuperLega di notte, trasmessa in diretta domenica sera sulla pagina Facebook e sul canale YouTube di Lega Pallavolo Serie A, con Andrea Zorzi, Andrea Brogioni e i protagonisti della Serie A Credem Banca.
Ospiti della puntata numero 33 sono stati Massimo Righi, Presidente Lega Pallavolo Serie A, con un video saluto, Fabio Soli (Itas Trentino), Giampaolo Medei (Cucine Lube Civitanova), Aimone Alletti (Gioiella Prisma Taranto), Tommaso Rinaldi (Valsa Group Modena), Fabio Lini (Direttore Generale Allianz Milano), Roberto Cominetti (Gruppo Consoli Sferc Brescia), Alessio Alberini (Tinet Prata di Pordenone).
Massimo Righi (Presidente Lega Pallavolo Serie A)
IL BILANCIO DI FINE STAGIONE – Con l’assegnazione della Del Monte® Coppa Italia Serie A2 abbiamo quasi chiuso la stagione, manca la Supercoppa, protagonista nel prossimo fine settimana e l’ultima gara dei Play Off di Serie A3 Credem Banca. È stata una stagione trionfale e bellissima, anche grazie ai racconti vostri e dei vostri ospiti. Potremo fare ancora meglio, perché tutti noi, come sempre, puntiamo a migliorare. Ora incrociamo le dita per la Final Four di Champions League che vedrà Perugia protagonista.
Giampaolo Medei (Cucine Lube Civitanova)
LA DIFFIDENZA INIZIALE – È stata sicuramente un’annata sorprendente, perché come diceva Aimone c’era un alone di diffidenza intorno al progetto di questa società, che ha sempre cercato di fare la squadra più forte possibile e vincere il più possibile. C’era molta diffidenza verso il progetto e gli uomini scelti per portarlo avanti.
PERCHÈ TORNARE – Sono voluto tornare per diversi motivi. Primo, la voglia di far bene anche nel campionato italiano perché in passato non ero riuscito a fare quello che avrei voluto. Farlo alla Lube era una motivazione ulteriore, perché è un posto dove ero stato ed è stata un’avventura particolare, perché eravamo riusciti a raggiungere sei finali – obiettivo difficilissimo – senza mai riuscire a vincere una volta. Mi era rimasto qualcosa di incompiuto, per cui ero molto motivato a tornare nel campionato italiano e a farlo alla Lube. Certe sfide se ti mettono dubbi non devi accettarle, perché vuol dire che non sei pronto al 100%. Io non ci ho pensato un secondo. E credo di avere fatto una bella esperienza.
SORPRESO DALLA SUA SQUADRA – Cerco di essere onesto nel dirvi che questa squadra mi ha sorpreso. Nella prima parte ho semplicemente cercato di lavorare e migliorare il più possibile, perché abbiamo iniziato con dei problemi “tecnici” che ci condizionavano. I ragazzi sono stati bravissimi, hanno creduto nel lavoro che stavamo portando avanti. Dopo ogni delusione si sono rimboccati le maniche e sono ripartiti con la giusta motivazione. L’esperienza del Mondiale per Club ci è servita parecchio a livello di motivazione, perché non avevamo giocato come avremmo voluto. Nel mese di gennaio abbiamo ottenuto buoni risultati, abbiamo battuto Perugia prima della Del Monte® Coppa Italia (anche se non era al completo) e battuto Trento in casa; quindi, quel mese ci ha dato la convinzione di poter far bene.
LA CRESCITA DI BOTTOLO – Non conoscevo Bottolo, non l’avevo mai allenato né ci avevo giocato contro. Con lui, come con altri, sono partito da zero, senza preconcetti. Più che trasformarsi, posso dire che è cresciuto molto in tutti i fondamentali e, secondo me, è diventato il giocatore perno della squadra. Non avevo un altro schiacciatore, lui se n’è reso conto e ha assunto questo ruolo. È stato molto bravo. Al Mondiale per Club e subito dopo ha avuto un momento di difficoltà ma è stato molto bravo a uscirne. Nei momenti chiave non faceva quello che è riuscito poi a fare nella seconda parte della stagione, come in Gara 5 con Perugia che ha praticamente svoltato lui. Ha preso consapevolezza, fiducia nei propri mezzi.
COSA AMMIRA DI TRENTO – La cosa che mi preoccupava di più prima della Finale è che quando giochi con Trento ci vuole tanta pazienza, perché è una squadra che spreca pochissimo e ti porta all’esasperazione alcune volte. Questo è dovuto a un’ottima organizzazione di gioco, evito di dare meriti a Soli ma sono sottintesi. Hanno cambiato pochissimo rispetto all’anno scorso e hanno metabolizzato questo modo di giocare. Fra la Semifinale e la Finale abbiamo giocato con squadre di altissimo livello, ma con Perugia gli scambi si chiudevano abbastanza velocemente mentre Trento difende, copre, rigioca. E se non hai un’organizzazione di gioco di altissimo livello non riesci a farlo, anche volendo. C’è stato un punto decisivo del secondo set in Gara 4, dopo la serie di Michieletto in battuta, in cui noi abbiamo avuto diverse occasioni col muro schierato e non siamo riusciti a chiudere il punto, prima che lo chiudessero loro. Quell’azione spiega alla perfezione il concetto.
PATRON GIULIANELLI FRA STIMOLI E AMBIZIONI – Ha deciso di cambiare completamente il progetto. Ha cercato anche ulteriori motivazioni, perché credo che dopo anni con trofei e vittorie (e qualche sconfitta) avesse bisogno anche di trovare nuovi stimoli. E questa squadra è riuscita appieno a dargliene. Era entusiasta nella serie di Semifinale, ovviamente dopo la Coppa Italia e in questa Finale Scudetto. In Finale Trento ha avuto qualcosa più di noi e ha vinto meritatamente lo Scudetto, ma noi eravamo convinti di noi stessi, sicuri dei nostri mezzi e volevamo andare a Gara 5 a giocarcela fino in fondo. Anche Giulianelli avrebbe voluto un esito diverso, è rimasto lo stesso patron, che cerca sempre di essere vincente.
Fabio Soli (Itas Trentino)
RISALITI DA UNA “BUCA” – Siamo passati da una buca che ci vedeva stanchi e ci ha visto avere anche qualche dubbio sulle nostre capacità. L’interrogativo che ci siamo posti assieme è stato se stavamo facendo veramente di tutto per vincere. Non nego che in una società importante e ricca di talento, come Trentino Volley, non c’è troppo l’assillo della vittoria ma sai che in fondo ci devi arrivare e quando sei in fondo vuoi provare a vincere. Per provare a vincere sai che devi mettere in campo il meglio di stesso. Quando cominci a non vincerne una, a non arrivarci nell’altra – senza contare la Supercoppa a inizio anno che, secondo me, è sempre una competizione a se stante – qualche dubbio ti viene. Senza dubbio siamo riusciti a lavorare in maniera diversa nel momento in cui abbiamo avuto qualche settimana completa, perché questo aiuta dal punto di vista fisico e a staccare un po’ il cervello da questa serie infinita di partite nelle quali non giochi benissimo e anche se le porti a casa sai che potevi fare meglio. Questo ci ha un po’ aiutato. Sicuramente il periodo che ha compreso l’eliminazione dalla CEV Cup e i Quarti di Finale Play Off con Cisterna è stata il più brutto, pesante e difficile. La serie con Piacenza ci ha dato un bel boost. La Finale si è giocata su quei tre punti di Michieletto, se non fossimo riusciti a far quel break forse sarebbe finita come Gara 2.
IL SALTO DI QUALITÀ DI LAURENZANO – Dai momenti difficili siamo usciti con il collettivo. Laurenzano ha fatto un salto di qualità grazie anche all’esperienza con la Nazionale, che ha cambiato mentalmente i suoi obiettivi personali. La Nazionale lo ha trasformato non solo nelle performance agonistiche ma anche negli allenamenti. Ha una estrema fiducia da parte di tutta la squadra, soprattutto da parte della linea di ricezione – Michieletto e Lavia si fidano tantissimo di lui – e lui questo lo ha interiorizzato e ne ha percepito non solo la responsabilità ma anche la bellezza. Si è presentato alla prima di campionato completamente trasformato. Già era un grande libero con un potenziale incredibile l’anno scorso, ma con lui diverse volte abbiamo condiviso il fatto che ci fosse bisogno di dare una struttura a questo talento. Quest’anno ha fatto il salto di qualità.
MICHIELETTO E L’ACCETTAZIONE DEI MOMENTI ‘NORMALI’ – Michieletto ha una qualità che non ho mai visto nella sua completezza in un giocatore: quello che fa male, lo fa benissimo. Personalmente, non mi sono mai trovato a dover sconvolgere una parte della sua performance o un fondamentale. Non ha grandi lacune, ogni tanto avverte un grandissimo peso a livello di responsabilità. Lui sa di essere forte, sa di essere cruciale, determinante per la squadra nella quale gioca. Ci sono delle performance in cui non riesce a incidere come vorrebbe e questa cosa gli pesa molto più nei confronti della squadra che di sé stesso. Accettare questa cosa talvolta è stato complicato per lui, credo che il grande salto lo abbia fatto non solo in termini di consapevolezza – perché sa di poter fare la differenza – ma di tanto in tanto nell’accettare performance normali o tratti di partita in cui non riesce a fare tutto quello che vuole, a essere così incisivo.
COSA AMMIRA DELLA LUBE – La battuta della Lube è stata la cosa più difficile da affrontare, analizzando le Semifinali sapevamo potesse metterci in difficoltà, ma lo ha fatto più di quanto ci saremmo aspettati. È stato un fondamentale invidiabile di Civitanova, così come lo è stata la coesione della squadra nell’affrontare il sistema di cambio palla e in questo credo abbia un grande merito Giampaolo. I tre attaccanti esterni hanno dato una mano gigantesca e una possibilità di giocare con grandissima serenità un giocatore che ha un grande talento ma ancora manca un po’ di precisione sui laterali. I tre esterni gli hanno permesso di giocare una grandissima pallavolo. Boninfante ha fatto un campionato che nessuno si sarebbe aspettato e lo ha fatto con grande carattere, che per un ragazzo così giovane è una cosa molto rara. Ha una capacità di coinvolgere il centro della rete importante, non solo per un ragazzo giovane ma anche per un palleggiatore esperto. Questa è la caratteristica che mi è piaciuta di più.
CONDIVISIONE, NON IMPOSIZIONE – Che io abbia il cuore gonfio di gratitudine e voglia bene ai miei giocatori è fuori di dubbio, che io sia loro amico assolutamente no. Quello che può essere confuso come amicizia, è il mio intento di condividere con loro un percorso che è il loro percorso, nel quale io sono con loro nel dargli le mie idee, quello che vedo nelle loro performance e nelle loro caratteristiche: lo faccio individualmente e per la squadra. Non lo faccio con dei diktat, ma cercando di capire cosa hanno in testa loro. Credo che condividere un percorso con il singolo giocatore e con la squadra sia il modo migliore per arrivare da qualche parte. Non credo nelle imposizioni, a maggior ragione su giocatori che hanno una qualità straordinaria, come quelli di Trento.
Aimone Alletti (Gioiella Prisma Taranto)
FUTURO MANAGERIALE – Quello che è sicuro è che l’anno prossimo mi vedrete nei palazzetti. L’ufficialità ancora non c’è, ma sto iniziando a studiare. È un qualcosa che mi piace, mi sta affascinando e mi intriga, è una decisione importante e mi sto prendendo tutto il tempo necessario. C’è una parte di me che mi sta spingendo verso quello, seguire i ragazzi e la loro evoluzione, ma non da allenatore perché vorrebbe dire continuare la vita che ho fatto negli ultimi vent’anni, mentre io ho necessità di cambiare.
SORPRESE – Il cammino di Civitanova è stato tra le più belle sorprese della stagione: vincere la Del Monte® Coppa Italia, arrivare a giocarsi a viso aperto le Finali Scudetto con Trento, trionfando in Gara 2, ecco, non so in quanti a inizio stagione ci avrebbero creduto. Il tutto con un palleggiatore alla prima esperienza da titolare, giovanissimo. Tanto di cappello alla Lube che ci ha creduto, ha investito in questo progetto e ha ottenuto riconoscimenti da parte di tutti.
I PUNTI CHE PESANO – Sicuramente non è semplice trovare l’equilibrio, il rapporto esatto fra lavoro e fortuna. Sono convinto che la differenza la faccia il tipo di lavoro che viene fatto in un determinato momento o su un determinato punteggio. Capita un momento della partita in cui due o tre punti hanno un peso specifico diverso. Riuscire a fare in quel momento il lavoro svolto alla perfezione può fare la differenza. Un esempio, in Gara 4 delle Finali Scudetto, quando Michieletto è andato in battuta nel secondo set, le sue 4 battute hanno fatto la differenza, trasformando un potenziale 2-0 in un 1-1.
RINALDI E IL GIAPPONE – Molta invidia per un’avventura umana che gli darà grosse soddisfazioni. E anche a livello pallavolistico il campionato è cresciuto tecnicamente. Deve mettere a posto la spalla perché di palloni lì ce ne saranno da attaccare parecchi.
Tommaso Rinaldi (Valsa Group Modena)
LENTO RECUPERO – Finalmente rivedo la luce dopo l’infortunio alla spalla. È stato un periodo complicato, non si capiva dove fosse il problema. Neppure gli specialisti riuscivano a concordare. Abbiamo fatto un po’ fatica a capire la strada, l’abbiamo trovata e adesso non sono al 100%, però ho tutto il tempo per lavorare, sono tranquillo, sono tornato ad attaccare, ad allenarmi con la squadra e questo è l’importante. Sono abbastanza sereno.
LA DELUSIONE DI MODENA – Il percorso di recupero è stato lungo e il mio obiettivo è stato di tornare al top con la spalla, ma anche tornare in tempo per godermi gli ultimi momenti al Pala Panini. Con Milano, secondo me, abbiamo mollato, sia di testa sia a livello di gioco. Dispiace, perché abbiamo fatto un bellissimo Play Off 5° Posto interpretandolo bene, nel modo giusto. Il PalaPanini ti dà tutto quello che tu gli dai, stavolta non gli abbiamo dato tanto e si è sentito.
UN AUGURIO PER MODENA – Mi auguro che i compagni che lascio e chi arriverà capisca subito che bisogna partire con un’idea condivisa tra staff, squadra, società e tifosi. Se sai dire quello che andrai a fare e dici una cosa che farai, secondo me ci si può togliere grandi soddisfazioni soprattutto a Modena. Mi auguro che ci sia più serenità nel lavoro di tutti i giorni e nelle partite e che i miei ex compagni di possano godere quello che è davvero Modena, visto che quest’ultimo anno ce lo siamo un po’ perso.
Fabio Lini (Allianz Milano)
IL 3-1 SU MODENA – Semifinale e Finale con Verona e Modena erano due partite senza pronostico. Ci speravo, vedevo la squadra allenarsi con molta convinzione. Siamo partiti male nel Girone 5° Posto, perché avevamo scorie dell’eliminazione ai Quarti di Finale con Civitanova e ci abbiamo messo un po’ a carburare. Il coach ha fatto parecchi cambiamenti, parecchio turnover meritocratico, perché abbiamo sempre creduto di potere fare nostro il pass per la Challenge Cup. A Modena i ragazzi si sono espressi bene, in maniera pulita, per molti giocatori è stato un commiato bello, sognato. Avevamo anche tre pullman di tifosi al seguito e per chi fa pallavolo a Milano sa quant’è complicato.
IL MERCATO E CATANIA – Ci si muove troppo in anticipo, trovo il mercato diviso in due fasce, uno che va da novembre a gennaio, in cui si muovono i top player e alcuni club con cui abbiamo perso competitività dal punto di vista economico. Parlo dei soliti mercati: quello giapponese, il mercato turco con le quattro squadre più forti, qualche interferenza dalla Russia, Polonia. Bisogna ricominciare a programmare e fare del nostro meglio. Catania resterà certamente: ha fatto molto bene e un po’ mi spiace che non rientri nel listone della VNL.
PUNTARE ALL’ECCELLENZA – Sono curioso di vedere la prossima stagione, sarà la prima dopo otto anni senza Matteo Piano. Cambieranno un po’ le dinamiche di spogliatoio. Dopo aver conquistato l’accesso all’Europa, sono convinto che ci riproveremo, con un anno in più di esperienza e qualche giocatore diverso. Manca sempre qualcosa, speriamo di fare i cambiamenti giusti, anche perché puntiamo a migliorarci sempre più per essere eccellenza, che su Milano è fondamentale per fare sport. Il team lotta per obiettivi comuni, l’anno prossimo possiamo fare bene.
Roberto Cominetti (Gruppo Consoli Sferc Brescia)
LA FESTA DI BRESCIA – Siamo molto contenti e soddisfatti, abbiamo cenato in hotel e brindato. Bisogna sfruttare i momenti di gioia, non è mai facile né scontato vincere e quando si vince un trofeo bisogna festeggiare alla grande, come fosse l’ultimo.
COME SI BATTE CUNEO – Abbiamo preso una bella batosta nei Play Off, forse in Semifinale di Del Monte® Coppa Italia abbiamo sfruttato un loro momento di calo. Cuneo si batte con tanta pazienza perché è a sua volta una squadra paziente, gioca bene, copre, rigioca sul muro, spreca poco e batte molto forte. Bisogna farla giocare, senza perdere la testa quando difendono – e difendono tanto portando a innervosirti. Sia in Gara 1, sia in Gara 2 abbiamo commesso molti errori, peccando al servizio che è un nostro fondamentale solido.
OBIETTIVO SUPERLEGA – Mi manca, l’ho sempre sognata. Sono riuscito a raggiungerla con Reggio Emilia ma non abbiamo mantenuto la categoria. Ci abbiamo provato con Brescia, arrivandoci a un passo, ma ci riproveremo l’anno prossimo. Dalla sconfitta abbiamo capito dove abbiamo sbagliato, dobbiamo essere bravi a trasmetterlo a chi verrà per poter realizzare questo sogno che non è solo mio ma di tutta la realtà bresciana.
Alessio Alberini (Tinet Prata Di Pordenone)
L’AMBIENTE DI PRATA – Prata sta crescendo molto negli ultimi anni, sia a livello di struttura sia di obiettivi. Riconosco che le cose sono sempre fatte meglio e quindi è preteso da noi sempre qualcosa in più. Quest’anno è andata così, ma c’è tanto di positivo da portare a casa.
BILANCIO DELLA STAGIONE – Si è conclusa non nel modo che volevamo, c’è dispiacere, ma se tiriamo le somme è stata una stagione soddisfacente. Portare a Prata una Finale di Coppa Italia è stato bello e credo che anche il territorio ne abbia giovato. Quando il palazzetto si riempie, ed è capitato spesso, da giocatore è davvero bello. Personalmente sono soddisfatto, il prossimo anno sarò ancora lì e ci saranno altre conferme, fa sempre bene sapere di poter sfruttare più anni continuativi con giocatori che tra l’altro ammiro. Di obiettivi se ne parlerà più avanti, spero di poter giocare partite belle come quelle di quest’anno.
IL RAPPORTO COL TECNICO DI PIETRO – Si mantiene giovane, spesso fa stretching con noi e a livello di mobilità batte gran parte della squadra. Ha avuto il merito di saper gestire una squadra non semplice, abbiamo personalità diverse e lui è riuscito a capirci e pazientare.
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