Il pungiglione nella Roma periferia d’Italia

Marco Benedetti

Reazione è la parola chiave: immaginatevi il comportamento personale quando si viene “pizzicati” da una vespa, il primo istinto al dolore è cercare di uccidere la malcapitata con un bello schiaffo. Il pungiglione fa male e spinge alla reazione, vivaiddio! Dopo la sequenza interminabile di comunicazioni del Minculpop, orfano di mascelle volitive, ecco alle stampe un abbozzo di comunicazione oltre gli schemi stereotipati. Un abbozzo che nulla dice, però, che nulla spiega. Nessuno ha mai messo in dubbio che la politica delle premiazioni non paghi un minimo, in caso contrario forse avremmo assistito allo spettacolo di un Pietrangeli con ampi spazi sguarniti; la domanda vera è: perché in un solo anno si è passati da 7700 spettatori alla finale a 3700? Sarebbe poi gratificante entrare nel dettaglio di una sala stampa tristemente composta da solo quattro professionisti di cui due “federali”, senza voler entrare nel merito dei reali estensori di quanto pubblicato sulla maggiore testata romana. Ma queste sono piccolezze in confronto ai dubbi sulla strategia di comunicazione e marketing messa in atto per il lancio dell’evento; chissà, poi, quanta fantasia per giustificare il nulla totale nella promozione e nella innovazione della disciplina sul territorio. Dopo la “puntura” stranamente è apparsa l’indizione di un Campionato Regionale ad oggi in una unica tappa e con limite massimo di iscrizioni ….. qualcosa non quadra e la mossa ha tanto le sembianze della fatidica “toppa”. Da quanto può vedere ogni osservatore disinteressato Roma è diventata l’estrema periferia del mondo pallavolistico. Il dopo Londra ha assestato una botta quasi letale, con la perdita di una vice presidenza e con il dirottamento delle strategie nazionali verso altre regioni, e chi è stato chiamato a dirigere il movimento in questo anno non è riuscito a proporre nulla di nuovo per far ritrovare un minimo di dignità ad una regione sconfitta. Il clima di contenimento dei costi e di “spending review” imporrebbe una riflessione: a che servono due uffici e due presidenti? Per l’ordinaria gestione dell’attività stagionale sono più che sufficienti ed esperti i magnifici ragazzi che lavorano quotidianamente e silenziosamente nei comitati, risparmiamo dunque qualche soldino per affitto ed “altro” con un bell’accorpamento. Forse qualche idea a favore dello sviluppo delle società e del movimento avrebbe maggiore possibilità di nascere e di essere messa in atto.