Caro Massimo, ti scrivo

Marco Benedetti

Il viaggio è finito, ufficialmente. Lo sapevamo già da tempo, anche se in cuor nostro ci auguravamo in un ripensamento oltre ogni logica. Si contro tutte le logiche tecniche, economiche, sportive; proseguire non avrebbe avuto alcun senso, ma in tanti ci speravano ugualmente. E’ finito un altro ciclo della pallavolo capitolina che dimostra che la continuità non alberga dalle nostre parti. Caro Massimo, le istituzioni non sono venute in soccorso, ma l’ultima volta che lo hanno fatto nel Volley è stato solo per cantare il de profundis con un carrozzone itinerante nella Regione. E poi sinceramente non crediamo che questo tipo di operazioni dovesse essere messo in atto solo negli ultimi 30/60 giorni, con l’acqua alla gola non esiste bagnino in questo tipo di piscina.
Il percorso è terminato, sei stato quello che ha investito maggiormente e per più tempo, ma sai benissimo che questo elemento si riduce ad una mera consolazione personale che non verrà ricordata negli annali sportivi. Sette stagioni non sono poche, sei andato oltre le aspettative dei molti, pronti a scommettere che il tuo coinvolgimento era esclusivamente strumentale, utile a tirare la volata a manifestazioni mondiali. Ci avevi illuso con i fuochi d’artificio delle prime due stagioni, una rosa che meritava ben altri successi e che, forse, un altro tecnico avrebbe valorizzato meglio, poi la discesa silenziosa e senza guizzi. Caro Massimo dai l’addio  senza aver lasciato alcun segno tangibile, chiuso nel tuo castello difensivo fatto di silenzio e con delega piena ai personaggi di “villa arzilla” che hanno spremuto per bene la loro “gallina dalle uova d’oro”. Il tuo riferimento a possibili errori di valutazione sui collaboratori ne è una presa di coscienza. E’ un grande peccato, conoscendoti e avendo ascoltato le tue idee ed i tuoi pensieri. E’ un peccato che un imprenditore come te non sia riuscito a dare una svolta epocale ad un movimento che necessitava di uno svecchiamento strutturale, di nuove idee, di nuovi percorsi di comunicazione. L’occasione è persa, fa parte ormai del passato, insieme ai tuoi prolungati silenzi. Forse ci aspettavamo urla guerresche, azioni forti, ci troviamo a mandare in archivio solo due rinunce in una vita così breve, che potrebbero dare adito ad interpretazioni puramente utilitaristiche al fine di liberarsi di contratti troppo onerosi. Un sospetto giustificabile, anche se non reale, ma a questo punto inutile esercizio mentale. Siamo dispiaciuti che proprio tu abbia fallito, che non sia riuscito con la tua freschezza, con le tue idee a cambiare un movimento con troppe crepe dovute alla vetustà, che non sia riuscito a circondarti di collaboratori freschi ed aggressivi professionalmente, che non sia riuscito a far nascere l’orgoglio di far parte di un movimento e di vestire la tua maglia. Sei durato più di altri, hai investito molto, ma tu sei il primo a sapere che non conta nulla. Noi i tuoi giovani continueremo a seguirli, è la nostra vocazione editoriale, ma saremo gli unici, continuando a sperare che qualcosa cambi e che “villa arzilla” chiuda i battenti per lasciare spazio ad un albergo extra lusso.