A1M> La favola di Sintini ed il “cacciatore di teste”

foto Zani

Marco Benedetti

Un V-Day lungo cinque partite e cinque set che potrebbe dimostrare che una entità superiore esiste, ed alla quale bisogna affidarsi. Alla notizia di gara 4 che l’infortunio di Raphael avrebbe spalancato le porte a Jack Sintini nella partita più importante dell’anno ho pensato: se c’è una regia dall’alto sarebbe magnifico lo scudetto di Trento con l’apporto determinante del palleggiatore “rinato”. E così è stato, MVP proprio Jack Sintini. Un uomo ed un atleta passato dalla tragedia al trionfo, con l’umiltà di sentirsi miracolato e per questo pronto a spendere tutto se stesso sotto rete e nel campo della sofferenza altrui. Un esempio magnifico che deve far meditare tutti noi, e non solo a caldo, ma anche in ogni momento della nostra vita, ad ogni attraversamento difficile del nostro viaggio quotidiano. La bellezza del miracolo in una sfida difficilissima e segnata da grande nervosismo e pathos, tutto sommato anche cattiva per il comportamento di qualche protagonista. Nella sublimazione della vita anche quella della morte, con il “Cacciatore di teste” Radostin Stoytchev in diretta mondiale a minacciare decapitazioni. Che sia chiaro per tutti, quel clima di battaglia a me piace, lo vorrei in tutte le sfide, non essendoci il contatto fisico inevitabili schermaglie dialettali  innalzano l’adrenalina agonistica, con vittima designata ed unica il pallone di gioco. Ma in ossequio del criterio della “gestione dell’evento” certi comportamenti apprezzati dal pubblico non possono essere sorvolati dalla direzione arbitrale. In quel momento il Tecnico belligerante con i presunti deboli, e silente al cospetto della mole pericolosa di Simon, aveva firmato la fine della sua partita. Così non è stato, il virtuoso e preparatissimo Cesare ha sorvolato colpevolmente sulla pesantezza della minaccia e si è adeguato alla decisione di Castagna, impossibile per lui ascoltare le “terribili minacce”, limitando la pena ad una ininfluente espulsione a tempo, con posizionamento del “reo” un metro dietro la panchina, quindi ancora del tutto attivo nelle sue funzioni. Nelle pieghe assurde del regolamento il rosso non porta alcun vantaggio in termini di punti, a differenza del giallo, ed il bravo “cacciatore di teste” riesce con il suo comportamento a rivitalizzare la propria formazione in un momento di crisi. Ad ognuno la propria interprestazione personale sull’uomo e sul Tecnico, di certo nelle pieghe delle contraddizioni regolamentari non sappiamo prevedere scenari alternativi alla vittoria di Trento, a danno di una formazione piacentina bella come non mai. Diciamo che non vogliamo enfatizzare discordanze arbitrali o dietrologie di varia natura,  preferiamo credere ad un segno divino, un inchino ad un uomo come Jack Sintini.